Mobilità dei gruppi neandertaliani della grotta Ciota Ciara (Borgosesia, VC). Nuovi dati sulle aree di approvvigionamento delle materie prime litiche.
DOI:
https://doi.org/10.15160/1824-2707/1517Abstract
La grotta della Ciota Ciara si apre sul versante occidentale del Monte Fenera (Borgosesia, VC) a una quota di 670 m s.l.m. e il suo interesse archeologico è noto fin dagli anni ’50 del ‘900. Dal 2009 ricerche sistematiche sono iniziate a opera dell’Università degli Studi di Ferrara (Angelucci et al., 2015; Arzarello et al., 2012; Buccheri et al., 2016; Daffara et al., 2014). Gli scavi hanno interessato l’area atriale della grotta mettendo in luce una successione stratigrafica all’interno della quale sono state individuate sei unità stratigrafiche (13, 103, 14, 140, 15 e 16) di cui l’ultima (US 16) poggia direttamente sul substrato dolomitico ed è archeologicamente sterile (Angelucci et al., 2015). Le analisi paleontologiche delle faune e tecnologiche e funzionali delle industrie litiche hanno evidenziato come l’US 13 sia caratterizzata da frequentazioni ripetute ma di breve durata, mentre la successiva US 14 attesta frequentazioni più intense del sito (Buccheri et al., 2016; Daffara et al., 2014). A supporto di questa ipotesi si hanno una maggiore abbondanza di industrie litiche, un aumento nella varietà delle materie prime utilizzate, un incremento nel numero di resti di erbivori introdotti nel sito dall’uomo e su cui sono state rinvenute tracce di macellazione e la presenza di un focolare. Con la successiva US 15, cui corrisponde un generale irrigidimento del clima, si ha un ritorno a frequentazioni più brevi e sporadiche con caratteristiche simili a quanto riscontrato nell’US 13. Guardando in particolare all’insieme litico di ciascuna unità stratigrafica, l’utilizzo del quarzo filoniano per la realizzazione dello strumentario litico è dominante lungo tutta la sequenza. In tutte le unità a esso si affianca la scheggiatura di selce di scarsa qualità (spongolite). Nelle unità 14 e 15 a queste materie prime se ne affiancano altre di qualità migliore che vengono introdotte nel sito sotto forma di strumenti finiti. Una prima determinazione delle aree di approvvigionamento delle materie prime litiche è stato condotto nel 2011 interessando il quarzo filoniano e la spongolite dell’US 13 (Arzarello et al., 2012). Per il quarzo sono state individuate diverse aree di affioramento alla base del Monte Fenera mentre la raccolta di supporti per la scheggiatura avveniva presso aree di deposizione secondaria, con la scelta di ciottoli di dimensioni e morfologia adatta ai metodi di scheggiatura impiegati. Per la spongolite le aree di affioramento si collocano invece all’interno dei calcari che costituiscono la parte sommitale del Monte Fenera. La raccolta anche in questo caso avveniva in deposizione secondaria con la scelta di placchette e blocchi di dimensioni volute. Un nuovo studio delle aree di approvvigionamento delle materie prime ha permesso di delineare più accuratamente la mobilità dei gruppi neandertaliani sul territorio. Le metodologie impiegate si basano sull’esame del materiale archeologico tramite microscopia ottica e elettronica a scansione (SEM) e sul campionamento di affioramenti e di aree di approvvigionamento secondarie sul territorio. In particolare, è stata messa a punto una metodologia specifica che attraverso lo studio delle alterazioni e della morfologia dei neo-cortici ha permesso di individuare con maggiore precisione le aree di approvvigionamento del quarzo in deposizione secondaria. Le materie prime di migliore qualità, che fanno la loro comparsa nell’US 14, sono invece state caratterizzate come una riolite di provenienza sub-locale, reperibile lungo il torrente Sessera (~2,5 Km in linea d’aria) e come una radiolarite rosso-bruna proveniente da affioramenti localizzati lungo la sponda lombarda del Lago Maggiore (Gruppo del Selcifero Lombardo, ~30 km in linea d’aria). I risultati ottenuti consentono per la prima volta di definire le dinamiche di sfruttamento del territorio nonché il comportamento economico dei gruppi neandertaliani che frequentarono Piemonte e Lombardia durante il Paleolitico medio.