Verso una biografia culturale dello strumentatio in pietra levigata delle societa’ di caccia-raccolta
DOI:
https://doi.org/10.15160/1824-2707/1525Abstract
Gli strumenti da macinazione riferibili al Paleolitico e al Mesolitico appartengono a una categoria di manufatti poco studiati, nonostante vi siano delle eccezioni. I macrolithic tools, caratterizzati da un grande potenziale, possono apportare un significativo contributo alla comprensione di aspetti funzionali e culturali. Se messi a confronto con gli studi noti in letteratura sulla litica scheggiata, l’approccio funzionale sui macrolithics, impiegati per processare sostanze alimentari, è ancora in fase di definizione. In particolare, in riferimento all’analisi delle macro e micro-tracce d’uso.
A partire dalle evidenze archeologiche, dalla presenza di strumenti da macinazione riferibili al Paleolitico e al Mesolitico dell’Europa sud-orientale, e’ stata messa a punto una collezione sperimentale di riferimento. Tale collezione è costituita da strumenti impiegati per svolgere diverse attività, utilizzando materie prime piuttosto varie. Tra i test sperimentali grande rilievo assume la lavorazione di numerose specie selvatiche, senza tralasciare allo stesso tempo anche il trattamento di materie prime di origine animale e minerali. Questa collezione di riferimento racchiude importanti dati, e getta le basi per l’impostazione di un approccio di analisi rigoroso e combinato, al fine di comprendere gli aspetti culturali e funzionali degli strumenti da macinazione, utilizzati per processare sostanze alimentari.
Un aspetto principale nello studio dei macrolithics è l’identificazione/interpretazione delle tracce funzionali, mediante la combinazione del metodo di osservazione microscopica a basso ed alto ingrandimento (dai 0,75x fino a 500x). Parte integrante dello studio funzionale risulta l’analisi morfologica dei residui e la caratterizzazione chimica di natura organica e inorganica, utilizzando Micro-FT-IR (Fourier Transform Infrared Spectroscopy), GC-MS (Gas Chromatography-Mass Spectroscopy) e spettroscopia RAMAN.
La fotogrammetria 3D è anch’essa impiegata in maniera complementare, con il fine di individuare eventuali differenze nello sviluppo e nella distribuzione delle usure e dei residui presenti sugli strumenti da macinazione. Il metodo si basa sulla creazione di modelli tridimensionali ad alta risoluzione, e a mappe di distribuzione delle usure e dei residui presenti sui manufatti, utilizzati per svolgere differenti attività e processare diverse materie prime.