L’ora di lezione: quando le emozioni interrogano l’esistenza
DOI:
https://doi.org/10.15160/2038-1034/2414Parole chiave:
emozioni, sentimenti, scuola, educazione, pedagogiaAbstract
La lezione non è un tempo scandito dalle lancette di un orologio, un Kronos, è piuttosto un tempo soggettivo all’interno del quale si oltrepassa il modello pedagogico ipercognitivista e/o quello di una scuola come “tempio della cultura”, dove il sistema correttivo-repressivo negava la cultura come “umanizzazione della vita”. Ogni singolo gesto che riesce a muovere il desiderio di conoscenza nell’allievo, non va ascritto solo alla dimensione motivazionale, che potrebbe anche essere utile a comprendere il perché di una certa azione, ma anche a quella emozionale, poiché non può esserci insegnamento senza effetti educativi, così come non può esistere una formazione priva di effetti di trasmissione dell’istruzione. L’insegnante deve produrre il vuoto e dunque eliminare ogni stereotipo per fare spazio al nuovo, all’inatteso, a quell’intuizione emozionale che consente di cogliere il senso sia per una più alta intelligenza emotiva, sia per andare oltre quelle forme ormai consolidate di teatralità empatica.
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