Il sistema di documentazione digitale dello scavo archeologico nel sito di Uluzzo C (Nardò, LE)
DOI:
https://doi.org/10.15160/1824-2707/1523Abstract
L’applicazione di nuove tecnologie in archeologia ed in generale nell’ambito dei beni culturali è un settore in continuo sviluppo ormai da molti anni. Sono moltissimi i convegni e le riviste dedicate alla sperimentazione di nuove strumentazioni, nuovi software e nuove tecniche che, provenienti per lo più dal campo dell’ingegneria o dell’architettura, sono impiegate in settori legati alla ricerca archeologica e in particolare alla documentazione e all’archiviazione dei dati (Curci, Fiorini 2012).
Il nostro Dipartimento negli ultimi anni ha investito molte energie soprattutto nell’ambito della documentazione 3D di contesti archeologici di diversi periodi cronologici (Curci 2013, Fiorini 2012a) e per la prima volta ha avviato tali attività in un contesto di scavo paleolitico.
Piante, sezioni e prospetti rientrano nella normale documentazione analitica di ogni scavo stratigrafico. Il disegno manuale è però caratterizzato da una forte componente di soggettività e da un consistente apporto di schematizzazione formale. Con il rilievo manuale, inoltre, non è possibile registrare in modo esaustivo la componente tridimensionale di strati e manufatti archeologici. Oggi, grazie all’evoluzione dell’informatica, è possibile superare questi limiti adottando un rapido e potente mezzo di documentazione: la modellazione tridimensionale. Con questa tecnica si ottengono copie percettivamente isomorfe dell’oggetto, dal quale si possono ricavare le quote di qualsiasi punto della sua superficie, i profili (piante, sezioni e prospetti) e le ortofoto (per ricavare informazioni dimensionali e disegni). Nel sito di Uluzzo (Fig. 1), che è diretto da Enza Elena Spinapolice (Università di Roma “La Sapienza”) in collaborazione con Stefano Benazzi (Università di Bologna, Dipartimento di Beni Culturali) e chi scrive (Università di Bologna, Dipartimento di Storia Culture Civiltà), il deposito archeologico e il suo contesto sono stati modellati con Agisoft PhotoScan a partire da immagini fotografiche acquisite sul campo con un’asta telescopica oppure a mano libera (Fig. 2). Ma non è tutto.
Il contesto archeologico è costituito da una massa di informazioni connesse da reti di complesse relazioni spaziali e semantiche, che solo con una ricerca appropriata possono essere individuate, descritte, codificate ed utilizzate nella fase di interpretazione (Cattani, Fiorini 2004). Pertanto, è indispensabile operare una documentazione sempre più sofisticata del contesto archeologico e controllare questa enorme quantità di dati tramite una piattaforma GIS. A Uluzzo i dati di scavo, compresi i modelli 3D, sono stati archiviati all’interno del software Esri ArcGIS.
Per quanto riguarda gli strumenti per la registrazione dei dati sul campo, oltre ai tradizionali supporti cartacei, si è fatto un largo utilizzo di tablet PC (Apple iPad Pro). Questo dispositivo è stato utilizzato a supporto di varie attività, in particolare rilevamenti topografici, fotogrammetrici e stratigrafici. Utilissimo, ad esempio, per annotare direttamente sulle immagini i perimetri delle US e i punti misurati con la Total Station (Fiorini 2012b).