Scuola, libertà religiosa del minore e politiche di integrazione
DOI:
https://doi.org/10.15160/2038-1034/1899Parole chiave:
libertà religiosa del minore, appartenenza confessionale, autodeterminazione, laicità, scuolaAbstract
È innegabile l’interesse che suscita il tema della tutela della libertà religiosa del minore e della sua famiglia nel fitto intreccio di relazioni che si intessono tra questi ultimi e la scuola, istituzione chiamata a cooperare nella funzione educativa dei fanciulli. Si instaura, o si dovrebbe instaurare, tra genitori e scuola, una peculiare sinergia diretta ad assicurare ai minori un’educazione e una formazione rispettosa dell’appartenenza confessionale o dell’orientamento spirituale della famiglia e al tempo stesso capace di garantire l’autodeterminazione del minore nella prospettiva della realizzazione del suo best interest. Nell’attuale società globalizzata, multietnica e multiculturale, può accadere che il diritto dei familiari ad educare i propri figli secondo i precetti della fede professata – così come il diritto di libertà religiosa del minore – entri in conflitto con le esigenze di laicità della scuola pubblica; così come può accadere che nell’ambiente scolastico si riveli il contrasto esistente tra i genitori, che pretendono l’osservanza dei precetti religiosi da parte dei propri figli e questi ultimi, che, al contrario, desiderano un maggiore spazio di autodeterminazione nelle scelte esistenziali. Il contributo si propone di dimostrare che il diritto di libertà religiosa del minore, nell’accezione qui accolta di aspetto qualificante il best interest of the child, nella scuola debba trovare concreto riconoscimento ed efficace tutela e possa essere efficacemente perseguito attraverso la rilettura del principio di laicità in senso accogliente e l’attuazione di politiche di inclusione.